III.1 Classificazione tipologica

L’analisi dettagliata di quanto recuperato coi saggi stratigrafici effettuati durante le campagne di scavo 1988-1997, nonché il riesame dei materiali provenienti da alcuni dei saggi stratigrafici condotti dal Bernabò Brea tra gli anni 1952 e 1956, consente ora di proporre una classificazione tipologica delle ceramiche poliochnite, articolata in una scansione cronologica che riprende in parte le macro suddivisioni proposte dal Bernabò Brea, ossia dal periodo Nero al periodo Rosso.

Nello specifico sono stati presi in esame i materiali provenienti dai saggi illustrati nella tabella, per un totale complessivo di 8600 elementi diagnostici ai fini di un’attribuzione tipologica. Per essi sono state operate le consuete osservazioni autoptiche basate sui seguenti parametri:

Impasto: composizione, granulometria dei componenti ed eventuali osservazioni sul colore

Superfici: trattamento delle stesse con osservazioni sull’eventuale uso di tecniche e strumenti

Morfologia del vaso: articolazioni per forma, tipo varietà.

 

Denominazione area di scavo Anno di scavo N. elementi ceramici diagnostici
Saggio A 1988-93 2661
Saggio D 1993 577
Saggio M 1992-93 1000
Saggio H.Est 1995 200
Saggio  H.Ovest 1997 300
Saggio U 1995 1504
Saggio T 1995 914
Saggio X 1997 278
Saggio I 1952 995
Saggio VII 1952 1434
Saggio 605 1950 400

Impasti

Nell’ambito di questi materiali è stato possibile riconoscere cinque grandi classi di impasto così di seguito articolate:

  1. IF classe fine: ceramica di impasto fine con inclusi ben classati, matrice omogenea; colore da marrone a nero
  2. IM classe media: impasto medio fine con inclusi mediamente classati e ben riconoscibili, colore da marrone a nero
  3. IG classe grossolana: ceramica di impasto grossolano, inclusi di grandi e diverse dimensioni che spesso affiorano in superficie, colore da marrone chiaro a grigio
  4. IPE classe “protoegea” impasto medio con inclusi ben classati, matrice omogenea e porosa, colore del biscotto in genere diverso dalla suerficie e grigio, talvolta rosso
  5. FG classe “figulina”: ceramica figulina, colore da giallo ad arancione
  6. FU classe Urfirnis ceramica figulina con biscotto arancione privo di inclusi, superfici ricoperte da un rivestimento metallico

Superfici

Sono state riconosciuti quattro tipi diversi di superfici:

  • SG superficie grezza: trattata sommariamente dopo la realizzazione del corpo del vaso, elementi di impasto affioranti; in sostanza superficie scabra al tatto
  • SLs superficie lisciata: durante la fase di lavorazione con argilla a durezza cuoio, trattata con uno strumento volto a ridurre le asperità con, spesso sul corpo del vaso, tracce di fasci di linee sub parallele dovute all’iso orientamento degli inclusi
  • SLv superficie levigata: superficie che si distacca sensibilmente dall’impasto, presumibilmente ottenuta mediante strumento bagnato, con effetto di riflessione parziale della luce
  • SS superficie spazzolata: tipologia specifica della ceramica cd “protoegea” con evidenti tracce di strumento a punta multipla, forse una spazzola a setole rigide che uniformano e regolarizzano il piano

Morfologia del vaso

Sul sito sono state riconosciute quattro grandi categorie di contenitori ceramici costituite, rispettivamente, da: vasi da mensa (categoria A), caratterizzati da impasto mediamente depurato e superfici levigate e forme dal profilo aperto o chiuso; orme funzionali ad operazioni di conservazione e trasformazione dei cibi categorie (B e C); infine, la quarta categoria (D) indica quegli elementi che, pur non essendo contenitori veri e propri, si inscrivono comunque nell’ambito della produzione fittile.

Nella sequenza tipologica qui proposta, una sigla alfabetica progressiva indica le diverse forme [1] appartenenti ad ognuna delle quattro categorie. Nell’ambito di ogni forma, i tipi individuati sono stati indicati da numeri arabi seguiti da un punto (.); infine le varietà all’interno di questi tipi sono state indicate con una lettera minuscola.

Ciò ha garantito, durante la fase di elaborazione della tipologia, la possibilità di eventuali inserimenti man mano che nuovi elementi venivano individuati. Qualora l’appartenenza ad una precisa varietà non fosse stata di fatto riconoscibile, come nel caso di esemplari di cui non si erano conservati sistemi di sospensione, si è scelto di costituire un’ulteriore varietà che fosse contraddistinta dalla somma di tutte le varietà a cui l’esemplare teoricamente potrebbe esser riferito.

Gli unica sono stati accostati ai tipi ad essi più affini.

Tutti i tipi riconosciuti sono stati documentati graficamente e raggruppati nelle tavole corrispondenti mentre le rispettive varietà sono state documentate per quei frammenti le cui condizioni di conservazione permettevano la ricostruzione della forma e, in ogni caso, in un numero di esemplari sempre superiore a due.

Le quattro categorie riconosciute non sono contraddistinte da tutte le classi di impasto o superfici ma presentano caratteristiche specifiche qui riassunte:

Categoria A. Ceramica da mensa

Sono state riconosciute quattordici forme trattate progressivamente dalle forme aperte alle chiuse, tutte caratterizzate da ceramica figulina o da un impasto medio o depurato e lisciatura o lucidatura delle superfici.

A1a scodella troncoconica a pareti rettilinee
A1b scodella troncoconica a pareti convesse
A2 scodella carenata
A3 scodella ad orlo rientrante (antisplash [2])
A4 scodella su alto piede
A5a ciotola a vasca ribassata apoda
A5b ciotola a vasca ribassata tripode
A6a ciotola emisferica apoda
A7 tazza
A8 tazza attingitoio
A9 bicchiere
A10 brocca
A11 brocca askoide
A12 bottiglia
A13 coperchio
A14 salsiera

Categoria B. Ceramica da fuoco (impasto grossolano, superfici lisciate, grezze o spazzolate)

Sono state riconosciute tre forme tutte caratterizzate da un impasto in genere grossolano e superfici trattate a rozza lisciatura. Nel caso del vaso tripode, è attestata una tecnologia specifica per il trattamento delle superfici dei piedi e del ventre; generalmente essi infatti presentano superfici spazzolate in cui risultano ancora evidenti le tracce di questa lavorazione, mentre la fascia in prossimità dell’orlo e l’interno del vaso sono accuratamente lisciate.

  • B1 piano di cottura tripode
  • B2 piastra perforata
  • B3 vaso tripode

Categoria C. Ceramica da stoccaggio (impasto medio, grossolano, protoegeo, superfici grezze o spazzolate )

Sono state individuate cinque forme con impasto grossolano e superfici esterne grezze o semplicemente lisciate.

  • C1a olla
  • C1b olla situliforme
  • C2 anfora
  • C3 dolio
  • C4 orcio

Alla forma C2 (= anfore) sono stati associati, costituendone un tipo specifico (C2.4), anche i numerosi frammenti di anfore a colletto, probabilmente di importazione, già isolati dal Bernabò Brea e da lui definiti come “ceramica protoegea”.

Categoria D. Altri fittili (classe fine, media o grossolana)

Nella quarta ed ultima categoria sono inseriti tutti quegli elementi sempre realizzati in terracotta che rientrano quindi nell’ambito della produzione fittile.

  • D1 fuseruola
  • D2 uncino fittile
  • D3 vaso miniaturistico
  • D4 peso
  • D5 sigillo
  • D6 forma di fusione
  • D7 plastica (forme zoomorfe)
  • D8 cucchiaio
  • D9 beccucci per fusione
  • D10 elemento cilindrico verticale forse distanziatore

La classificazione qui proposta ha dato pertanto esito a etichette che devono esser lette nel modo seguente:

ad esempio A1.1.1a corrisponde:

  • Vaso appartenente alla categoria A= vasi da mensa
  • Vaso riferibile alla forma 1.1= (scodella troncoconica a pareti diritte)
  • di tipo .1 ( pareti diritte, labbro arrotondato, orlo diritto indistinto)
  • varietà a (con presa a linguetta orizzontale allungata).

Per la definizione macroscopica delle caratteristiche che consentono di articolare la suddivisione in forme e tipi ci si rimanda a Peroni 1994 (Id. ) e rassegna bibliografica in essa.

Per la categoria A

A1       scodella troncoconica

forma morfologicamente poco articolata con un rapporto diametro/altezza superiore a 2, fondo piano e corredata di uno o più elementi di sospensione distinta in:

  • a pareti rettilinee
  • a pareti convesse
A2       scodella carenata

Forma articolata con un rapporto diametro/altezza superiore a 2, fondo convesso, evidente carena ed orlo aperto

A3       scodella ad orlo rientrante

forma articolata con corpo ovoide o rettilineo ed orlo rientrante, nella letteratura franco-inglese definita come antisplash

A4       scodella su alto piede

forma specifica di quest’area culturale composta da uno scodellone con vasca curvilinea o bassa ma mai emisferica, corredato di alto piede, con elementi di sospensione presenti in numero da tre a quattro;

A5 ciotola a vasca ribassata

Forma specifica e circoscritta ad alcune fasi di vita del sito (periodo Rosso); scodellone con vasca bassa curvilinea, orlo rientrante distinta in:

  • apoda
  • tripode: corredata di tre corti piedi conici impostati sul fondo della vasca
A6       ciotola emisferica apoda

forma più profonda della scodella anche se con diametro sempre superiore all’altezza e profilo più articolato della scodella, caratterizzata da profilo emisferico o più o meno convesso distinta in:

a.  apoda

A7. tazza

tra le forme aperte, essa presenta un rapporto diametro/altezza significativamente superiore a 1:2 e quindi più stretta di scodelle e ciotole; usata solitamente per bere può esser corredata di elemento di sospensione;

A8. attingitoio

tra le forme aperte, essa presenta un rapporto diametro/altezza significativamente superiore a 1:2 e quindi più stretta di scodelle e ciotole; usata per attingere, è corredata di elemento di sospensione che si imposta al di sopra dell’orlo;

A9. bicchiere

forma esclusivamente usata per bere alta e stretta, non ansata ed in genere di dimensioni contenute.

A10. brocca

forma per versare con stretta imboccatura ed orlo più o meno svasato, alto collo distinto dal ventre; forma corredata di una sola ansa verticale che va in genere dalla spalla all’orlo.

A11. brocca askoide

forma per versare con imboccatura eccentrica; la definizione qui adottata, in sostituzione della più semplice “askos”, dipende dal fatto che il collo non sempre è così marcatamente eccentrico rispetto al corpo.

A12. coperchio

forma che specificatamente, assolve all’esclusiva funzione di copertura, caratterizzata da un profilo discoidale o ellittico e provvista, in genere, di sistema di sospensione. E’ stato inserito in questa categoria, poiché è attestato, nella maggioranza dei casi, pertinente alla classe fine.

A13. salsiera

Forma a labbro arrotondato, orlo debolmente rientrante, becco di versamento, corpo emisferico. Mancano indicazioni sull’ansa che dovrebbe esser del tipo orizzontale a bastoncello e sul piede che potrebbe esser a disco.

Impasto depurato di colore rosato, superfici levigate ed ingobbiate con vernice metallica di colore grigio o nero.

Per la categoria B

B1. piano di cottura tripode

Forma definita dal Bernabò Brea come tavolino, in realtà utilizzata probabilmente per esposizione diretta al fuoco di prodotti alimentari. Costituita da una superficie piana circolare lisciata o levigata, corte pareti laterali verticali a superficie grezza, corredata di tre alti piedi conici a superficie grezza.

B2. piastra perforata

Piastra orizzontale fittile ad impasto grossolano corredata di numerosi fori passanti circolari.

B3. vaso tripode

vaso che si distingue per la presenza di tre larghi piedi su cui si appoggia; in genere usato per la cottura di alimenti come testimoniano le numerose tracce di esposizione diretta al fuoco sulle superfici esterne

Categoria C

Per la categoria C, relativa a forme connesse alla conservazione del cibo, sono state isolate:

C1. olla

Distinta in:

C1a

Pentola poco articolata di dimensioni in genere notevoli, caratterizzata da orlo rientrante e superfici non sempre completamente levigate o lisciate.

C1b

Olla situliforme, poco articolata di dimensioni in genere notevoli, caratterizzata da pareti rettilinee lievemente svasate.

C2. anfora

grande vaso di forma chiusa ed articolata, corredato di più anse (da due a quattro) in genere impostate tra il collo e la spalla. Forma usata, probabilmente, per trasportare o contenere dei liquidi.

C3. dolio

grande vaso di forma poco articolata, destinato alla conservazione delle derrate liquide e solide. Può esser contrassegnato da sistemi di presa atti a spostarlo.

Questa proposta di nomenclatura se comparata con le definizioni utilizzate dal Bernabò Brea produce la seguente comparazione, con variazioni più significative soprattutto per le morfologie più semplici, dove i criteri distintivi si fanno più empirici e dove quindi è maggiormente significativo l’uso di criteri espliciti nella definizione dei tipi.

A Attuale definizione BERNABO’ BREA
A1a scodella troncoconica a pareti rettilinee coppa troncoconica
A1b scodella troncoconica a pareti convesse coppa troncoconica
A2 scodella carenata tazza emisf. a profilo carenato
A3 scodella ad orlo rientrante (antisplash) tazza emisf. a profilo carenato
A4 scodella su alto piede coppa su alto piede
A5a ciotola a vasca ribassata apoda coppe apode
A5b ciotola a vasca ribassata tripode coppa a tre piedi
A6a ciotola emisferica apoda tazza emisferica
A7 tazza coppa/tazza
A8 tazza attingitoio scodelline bi e monoansate
A9 bicchiere bicchiere
A10 brocca brocca/ bottiglia
A11 brocca askoide askos
A12 coperchio coperchio
A13 salsiera
B1 piani di cottura tripodi tavolino fittile
B2 piastre perforate
B3 vaso tripode pentola a tre piedi
C1 olla olla
C1 olla situliforme situla
C2 anfora anfora
C3 dolio orcio
D1 fuseruola
D2 ancore
D3 vasi miniaturistici
D4 pesi
D5 sigilli
D6 forme di fusione
D7 plastica
D8 cucchiai
D9 beccucci per fusione
D10 importazioni

Antonella Traverso

Note

[1] Per la definizione delle forme più comuni v. Peroni 1994, 106-128.

[2] L’introduzione del termine, adottato nella letteratura franco-inglese, si deve a J. W. Sperling (Sperling 1976).