IV.1 Il contesto geomorfologico

L’esecuzione di nuovi saggi e sondaggi con carotatore [1] nell’area circostante la collina di Poliochni ha permesso di definire la morfologia del rilievo su cui sorgeva il sito nella fase precedente alla sua frequentazione da parte della comunità antica. In particolare è stato ricostruito il profilo del banco roccioso sottostante la città che passa dalla quota di 9,75 m s.l.m. sul fronte mare alla quota minima di 6,72 m s.l.m. al centro della piana [2]. L’inclinazione del substrato roccioso su cui sorge la cittadella è stimabile, quindi, intorno al 2,2%. Questa sensibile pendenza si riscontra anche sull’altra collina costiera prospiciente a Sud il sito di Poliochni, dove un carotaggio, condotto in prossimità della chiesa di H. Dimitrios, ha individuato la roccia a quota 13,63 m s.l.m.

In generale nella piana, al di là dell’area archeologica vera e propria, l’interro è limitato ed i carotaggi hanno restituito solo ceramica di età storica [3]. Alcuni sondaggi, però, eseguiti nell’area prossima alla porta urbica [4] e nel tratto sud-occidentale della collina di Poliochni, hanno incontrato il substrato roccioso a quote più basse sul livello del mare (5,96 e 3,25 m s.l.m.) ed hanno messo in luce un interro più poderoso.

L’inclinazione del substrato roccioso nella zona meridionale può esser calcolata, sulla base di quanto accertato nel saggio M dove la roccia è stata intercettata sul fronte mare a metri 7,68 m s.l.m. [5], molto vicina ad una pendenza dell’1,7% [6]. Il sondaggio eseguito al limite estremo meridionale della collina (sondaggio 21), presso la foce dell’Avlaki, ha incontrato il livello sterile di alterazione delle arenarie alla quota più bassa finora attestata (1,95 m s.l.m.).

Il quadro morfologico che emerge per la collina di Poliochni, almeno durante le sue fasi di vita più antiche, risulta quindi essere stato sensibilmente diverso dall’attuale. La dorsale collinare doveva, infatti, presentare una pendenza molto più marcata dell’attuale, soprattutto in senso N-S (pari a circa il 5%) ma anche in senso E-W (compresa tra 1,7 e 2,1%).

Su questo plateau, sensibilmente inclinato nelle due direzioni, si impostò l’insediamento antico a partire dai periodi più antichi (Nero ed Azzurro arcaico), quando la collina, tenuto conto del poderoso deposito archeologico formatosi durante la lunga vita del sito, doveva spiccare in maniera molto più evidente di quanto non sia percepibile oggi. Con i carotaggi più prossimi al limite occidentale della cittadella si è, infatti, messa in evidenza la presenza di uno spessa coltre di terreno archeologico, depositato ai limiti della piana in parte in antico (1,30 m) ed in parte (3,50 m) creatosi a seguito dello scarico e colluvio dei terreni di risulta delle vecchie campagne di scavo.

La maggiore evidenza del rilievo collinare, almeno durante i primi periodi di vita del sito, è ben evidenziata dalla sensibile differenza di quota esistente tra il livello datato al periodo Azzurro del sondaggio 21 [7] – esterno alle mura (quota assoluta 2,20 m s.l.m.) – e il piano di calpestio interno alle mura riferibile sempre a questo periodo (vano 28 e saggio X a quota 8,45 m s.l.m.). Questo brusco dislivello del rilievo rispetto alla circostante piana doveva risultare ancor più netto lungo il versante meridionale, in prossimità della foce dell’Avlaki, le cui piene stagionali provocavano sensibili fenomeni di erosione. Chiari indizi di trascinamento ad opera dell’acqua e di suoli esposti con depositi eolici ben classati provengono anche dal saggio D, condotto esternamente alle mura occidentali del periodo Rosso attraversando 4,5 metri di deposito antropico.

Un forte dislivello doveva caratterizzare l’altura di Poliochni anche sul versante nord-occidentale. Qui, infatti, lo spessore del deposito del periodo Azzurro, individuato dal Bernabò Brea col saggio nella Piazza 106, tocca i 2,5 metri, raggiungendo a 12,25 m s.l.m., il suo tetto massimo. Questa quota sommitale del deposito del periodo Azzurro, confrontata con i risultati dei carotaggi del 1991 [8], evidenzia una pendenza molto simile a quella osservata lungo il versante meridionale del sito. Nella piana, infatti, la quota più elevata del deposito archeologico è di 7,78 m s.l.m, con un dislivello rispetto al centro della città di almeno 4,5 metri.

Lungo il bordo settentrionale del sito, invece, in corrispondenza del letto del piccolo rigagnolo denominato Stenoudiakòs, i recenti saggi [9] hanno chiarito come gran parte del deposito ancora conservato sia posteriore alle fasi Azzurra e Verde dell’insediamento. La presenza del banco argilloso sterile sulla collina di Psatià, dove ora sorge la casa della missione archeologica italiana, individua il profilo settentrionale più elevato, solcato dall’omonimo rivo stagionale.

Un dato non secondario, infine, per la ricostruzione del profilo morfologico dell’area dell’insediamento è costituito dalla presenza di una faglia al centro del plateau. Questa faglia si osserva agevolmente dal litorale e la sua continuità al di sotto del deposito archeologico è stata accertata dalle prospezioni geofisiche e dalle risultanze del saggio M [10].

Questa faglia incide il banco roccioso obliquamente, con percorrenza SE-NW e una ampiezza massima stimabile intorno ai 50 m [11]. In corrispondenza di questa faglia, sono ubicati i pozzi che tuttora attingono alla falda freatica.

Sulla base di questi dati geomorfologici acquisiti dai carotaggi e dai saggi vecchi e nuovi appare chiaro che il paesaggio complessivo dell’area e il profilo morfologico della collina di Poliochni si sono sensibilmente modificati nel tempo dando luogo ad un progressivo livellamento delle originarie altimetrie del substrato.

Antonella Traverso – Vincenzo Tiné

Note

[1] V. supra, I.1 Geomorfologia e sondaggi geognostici.

[2] Ciò si rileva dal carotaggio 8: v. supra, I.1 Geomorfologia e sondaggi geognostici.

[3] Il carotaggio 18 infatti presentava, al di sopra della roccia circa un metro di sabbie sterili a cui si sovrapponeva uno strato di circa 80 cm sempre costituito da sabbie ma contenente laterizi di presumibile età medievale.

[4] Si tratta dei sondaggi nnº 11 e 27.

[5] Tiné V. 1997c, 688.

[6] Oltre che coi carotaggi, la roccia di base è stata raggiunta anche nel saggio A (3,95 s.l.m.) eseguito anch’esso nei pressi della porta urbica, ma esterno ad essa.

[7] A circa 4 metri di profondità infatti, il carotaggio 21 ha restituito un peduccio di brocchetta inequivocabilmente di questo periodo.

[8] Sondaggio nº 13.

[9] V. supra, II.9 saggio T.

[10] Tiné V. 1997c, 688.

[11] Tale ampiezza è stata calcolata sulla sezione esposta della collina prospiciente il litorale, ma si potrebbe trattare della larghezza massima della faglia che sembra restringersi verso la piana.